L'elaborazione del lutto
- Grazia Buttazzo
- 6 apr 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 6 apr 2021
Si può definire il lutto come una reazione ad un sentimento di sofferenza che si prova nella perdita di una persona a noi cara. In psicologia si può richiamare al lutto anche quando compaiono quegli avvenimenti improvvisi che possono generare sofferenza e che hanno un forte impatto psicologico attraverso ad esempio la rottura di un equilibrio che ci appartiene e che viene in un dato momento della nostra vita immediatamente a mancare.
Bowlby (1979) affermava che” le emozioni più laceranti gli esseri umani le sperimentano in situazioni di costruzione, mantenimento e soprattutto rottura dei legami affettivi. Le separazioni (perdite relative) e i lutti (perdite assolute), sono i momenti che evidenziano maggiormente, in termini di elaborazione cognitiva ed emotiva, le dimensioni di significato personale più tipiche della nostra struttura, il nostro più profondo, nucleare, sentimento di noi stessi e del mondo. Sono i momenti in cui facciamo gli sforzi più evidenti e più intensi per conservare integro il nostro senso di continuità e di coerenza interna”.
L’elaborazione del lutto è quel processo di ricostruzione emotiva dei significati e dei vissuti legati alla persona cara con la quale si era sviluppato un legame affettivo significativo interrotto poi dalla perdita di quest’ultima. Questa può essere una fase molto dolorosa ed è solitamente caratterizzata da sentimenti di tristezza, rabbia o senso colpa . Si tratta comunque di un processo fondamentale per evitare che questa situazione possa trasformarsi in lutto patologico e creare un trauma che si ripresenterà nel futuro, causando la comparsa di diversi disturbi.
Diverse sono le teorie psicologiche sul processo del lutto. John Bowlby, ha ipotizzato quattro fasi dell’ elaborazione del lutto:
Nella prima, di stordimento/incredulità, non c’è comprensione per quanto accaduto e possono determinarsi stati di dolore intenso. Vi può essere l’immediato rifiuto dell’accaduto, la fase può durare da alcuni momenti a giorni e può interessare periodicamente la persona afflitta, per tutta la durata del processo di lutto. A questa fase segue quella di ricerca e struggimento per il defunto. Qui, la consapevolezza della perdita, seppur discontinua, conduce a stati di dolore e allarme. L’intenso desiderio e la ricerca della persona scomparsa, si determinano mediante irrequietezza fisica e preoccupazione eccessiva verso il caro estinto. Tale fase può durare alcuni mesi.
La terza, descritta da Bowlby è invece quella di disorganizzazione e disperazione, la quale deriva dalla consapevolezza che gli sforzi per riavere la persona perduta sono vani. Tale fase include umore depresso, disperazione e tristezza generalizzata. La disorganizzazione e la disperazione, sono fasi in cui la realtà inizia ad essere accettata. La persona addolorata ricorda costantemente lo scomparso; insorge un inevitabile senso di delusione quando la persona che ha subito la scomparsa di un caro riconosce che i ricordi possono essere definiti soltanto come tali.
Infine, nella quarta fase, di riorganizzazione, si rileva l’accettazione della perdita e la necessità di riorganizzare la propria vita nella consapevolezza del non ritorno del defunto. Per poter raggiungere questo ultimo stadio di elaborazione, la persona che ha subito il lutto deve essere riuscita a provare e gestire le dolorose e intense emozioni che la perdita comporta. La riorganizzazione si esplica attraverso aspetti acuti del dolore che cominciano a ridursi e la persona afflitta comincia ad avvertire un ritorno alla vita. La persona perduta viene ora ricordata con un senso di gioia, ma anche di tristezza e la sua immagine viene interiorizzata.
Anche Elizabeth Kübler Ross, ha definito quelle che sono le principali fasi dell’elaborazione del lutto:
-Negazione: si nega l'accaduto, si avverte come impossibile che quell’evento si sia verificato. La sofferenza è così grande che ci si protegge attraverso la negazione;
-Rabbia: in questa fase si tende a dare la colpa a qualcuno, ad esempio agli altri familiari in quanto si tende a pensare che la situazione sia ingiusta, è un momento critico che può essere sia di massima richiesta di aiuto ma anche di ritiro in sé;
-Contrattazione: la fase di contrattazione definisce quel momento nella vita della persona che ha subito un lutto, durante la quale essa cerca di capire cosa è in grado di fare, o meglio, in quali situazioni è in grado di nuovo di investire emotivamente. È una fase in cui la persona cerca di riprendere il controllo della propria vita facendo leva su un possibile "patteggiamento";
-Depressione: rappresenta un momento nel quale la persona inizia a prendere consapevolezza della perdita che sta subendo o che sta per subire: non potendo più negare la sua condizione avverte un forte senso di sconfitta;
-Accettazione: l'ultima fase dell'elaborazione del lutto consiste nell'accettare la perdita e si è pronti a riprendere in mano la propria vita.
Non esiste un tempo ben definito per l’elaborazione del lutto, ogni lutto può essere differente e portare con sé vissuti molto profondi.
Ma quando un lutto può diventare patologico?
Il DSM-5 diagnostica il disturbo da lutto persistente complicato quando sono trascorsi almeno 12 mesi dalla morte di qualcuno con cui l’individuo aveva una relazione stretta e sono presenti i seguenti sintomi:
- Persistente desiderio/nostalgia della persona deceduta;
- Preoccupazione per il deceduto e per le circostanze della morte;
- Difficoltà nell’accettare la morte;
- Provare incredulità riguardo alla perdita;
- Eccessivo evitamento dei ricordi della perdita;
- Desiderio di morire per essere più vicino al deceduto;
- Sentirsi isolati e non avere fiducia negli altri;
- Difficoltà nel perseguire i propri interessi o nel fare piani per il futuro;
- Intenzioni suicidarie.
Un sostegno psicologico del lutto dovrebbe aiutare l’individuo ad affrontare il dolore e il lutto in seguito alla morte (avvenuta o imminente) dei propri cari ma anche di fronte a grandi cambiamenti di vita che danno vita sentimenti di dolore (ad esempio, il divorzio/separazione). Cercare di ignorare il dolore può renderlo più grande. Affinché ci sia una guarigione reale è necessario affrontare il dolore attivamente. Occorrerebbe accettare la perdita, mantenendo il ricordo di ciò che si è perso come una parte importante di sé. Diviene fondamentale con il trascorrere del tempo che tali ricordi vengano interiorizzati, divenendo dunque una parte integrante nella definizione del proprio sé.
Bowlby, J. (1973): Attachment and Loss. Vol. 2: Separation, Basic Books, New York. Tr. It.: Attaccamento e perdita.: Vol. 2: la separazione dalla madre. Bollati Boringhieri, Torino 2000
Kübler Ross, E. (2007). La morte e la vita dopo la morte. Roma: Edizioni Mediterranee.
Lombardi L., Lai C., Luciani M. Eventi di perdita e lutto complicato: verso una definizione di disturbo da sofferenza prolungata per il DSM-5, in rivistadipsichiatria.it.
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